La musica digitale, accolta con grande entusiasmo per la sua praticità, ha dato il via ad un catalogo vastissimo di DAC (convertitori da Digitale ad Analogico). Tanti integrano al loro interno, un amplificatore per cuffie. Alcuni produttori danno all'appassionato la possibilità di personalizzare alcuni aspetti della sezione analogica: il guadagno, selezionabile in base alla impedenza delle cuffie che ci collegheremo, e gli amplificatori operazionali.
Prendiamo in analisi un DAC, l'Audinst HUD-DX1, che ci permetterà tutto questo, per poter analizzare degli opamp della Burson Audio: i V5i.
Costruiti in maniera modulare, incorporano una parte IC (circuito integrato) ed una discreta: condensatori ceramici multistrato giapponesi, resistenze a film di grande precisione e dei connettori dorati per garantire la miglior trasmissione possibile dei segnali elettrici.
Questo ha dato modo alla Burson Audio di ottimizzare il risultato che si potrebbe avere da un semplice IC: anche se questi ultimi tante volte sono ottimi, con i V5i abbiamo modo di dare carattere al reparto analogico per le nostre cuffie.
Ho ricevuto come campioni gratuiti i V5i. Interessato per i tanti pareri positivi che questi offrono, ho deciso di contattare la Burson Audio per poterli provare. In cambio offro loro un parere profondamente sincero.
Consiglio sempre di fare un burn-in (rodaggio) di almeno 100 ore, così da testarne la stabilità e cambiamenti nel suono.
L'Audinst HUD-DX1 usa, come configurazione di fabbrica, i famosissimi MUSE 8920; ottimi opamp.
Cambiandoli con i V5i, le mie prime parole sono state: "un attimo, aspetta...", parlando con il mio grande collega ingegnere, che era di fianco a me.
Con lo stesso brano che ascoltavo poco prima del cambio, Get Lucky dei Daft Punk (24 bit, 88,2KHz), non riuscivo a credere che il cambio di opamp potesse impattare così profondamente con il risultato in cuffia; d'accordo, le opinioni lette in precedenza sui V5i erano positive, ma un cambio così non me lo aspettavo.
L'HUD-DX1 è un DAC molto neutrale, analitico alle volte. I muse 8920 sono brillanti, rispettano la naturalezza del suono e la corposità con un ampio soundstage. La meraviglia con i V5i, è stata la scoperta di un suono più avvolgente, più caldo. Di solito questo non è un dato molto positivo, potremmo aver pastrocchiato con l'hardware, scelto impedenze sbagliate con un risultato impastato. Non è questo il caso: zero distorsioni, il soundstage è ancora più ampio, i bassi presenti come prima ma con un impatto diverso rispetto che con i muse, e sempre molto precisi. Per l'ascolto, ho usato delle Beyerdynamic DT 1990, cuffie con tecnologia tesla, corpose ma lineari su tutte le frequenze.
Notando questa miglioria su queste gran belle cuffie aperte da 250 ohm, mi sono chiesto se questa modifica di suono, con delle cuffie un po meno lineari e più colorite nelle basse frequenze, come ad esempio le Beyerdynamic DT 770 80 ohm, avrebbe potuto compromettere la pulizia del suono, andando incontro a distorsioni o pasticci con le varie frequenze musicali.
Niente affatto: anche le DT 770 mantengono una pulizia, un impatto acustico meraviglioso. Tutto è controllato alla perfezione e soundstage ancora molto ampio.
Musica Classica
Ascoltando il Dies Irae dal magnifico SACD Requiem in D minore, interpretato dalla filarmonica di Berlino, condotta dal Karajan, con i MUSE si poteva ascoltare una certa asperità negli alti, le voci erano ben presenti ed accompagnate con delle ottime basse frequenze.
Con i Burson Audio gli alti hanno trovato il giusto equilibrio, lasciando ancor più dettagli per le voci del coro. Le basse frequenze, già ottime in questa registrazione del 1975, continuano ad avere il loro perfetto spazio nella scena.
IEM
Anche se molto generoso in termini di potenza ma con una bassa impedenza di uscita (2 ohm), l'Audinst HUD-DX1 pilota egregiamente anche i sensibili IEM T10 della RHA. Stando attenti al volume, possiamo avere una precisa riproduzione anche con questi In Ear Monitor. Le impressioni sono positive anche in questo caso. Con i Burson Audio V5i possiamo notare le stesse migliorie anche tramite le RHA. Probabilmente tutta questa tecnologia rende un'idea migliore con i drive Tesla della Beyerdynamic, ma ciò non toglie che, a seconda delle condizioni di ascolto, questi gioielli in miniatura possano dare soddisfazioni.
Conclusioni
Sono entusiasta del cambio degli opamp. Hanno donato qualcosa in più al già meraviglioso DAC utilizzato per la prova. Con un buon brano DSD, questi moduli donano una esperienza musicale perfetta; anche gli habitué del vinile troveranno il classico suono preciso, avvolgente e dettagliatissimo, senza però qualche piccolo fastidio che quest'ultimo porta con se.
Binetti Giuseppe.